«Era solo una provocazione». Adesso si difende Gianfranco Bardanzellu, il consigliere regionale (Pdl) sardo che al giornale «L’Unione sarda» aveva dichiarato: «Il randagismo come si risolve? Inceneriamo i cani». Quasi scontata la reazione degli animalisti e anche di parte dei politici, come il sottosegretario alla Salute Francesca Martini (Lega) che della lotta al randagismo, senza inceneritore però, ne ha fatta quasi una bandiera. «Sono profondamente indignata - ha detto la Martini - per una proposta così incivile e ricordo al consigliere che nel nostro paese l’ uccisione degli animali d’affezione è un reato sanzionato penalmente. Le leggi dello Stato di tutela dei cani puniscono chi li abbandona, maltratta e uccide».
E ancora: «Ritengo indispensabile ribadire che il dovere dei rappresentanti delle Istituzioni, come dello stesso Bardanzellu, è quello di far rispettare le norme e non istigare a commettere reati, dimostrando ignoranza delle leggi di cui dovrebbe essere garante. Il randagismo non si può risolvere attraverso incivili mattanze di cani». Il presidente dell’Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa) Lorenzo Croce, ha annunciato che domani presenterà alle autorità competenti denuncia penale contro Bardanzellu per «istigazione al maltrattamento di animali». L’Aidaa, nei giorni scorsi si è fatta promotrice di un’iniziativa tesa a boicottare la Spagna come meta turistica, per il trattamento lì riservato ai randagi: dopo un breve soggiorno nei canili vengono uccisi. Sempre l’Aidaa stima che in Italia i cani randagi siano circa 725 mila. Un fenomeno che sta diventando emergenza, soprattutto nel meridione e nelle isole.
Bardanzellu ex di An, consigliere comunale di Olbia aveva detto: «Davanti ad un’emergenza bisogna avere il coraggio di misure forti e anche impopolari. Per affrontare il randagismo in attesa di migliorare le strutture di accoglienza, educare alla sterilizzazione e punire chi abbandona gli animali, sarebbe opportuno incenerire i cani abbandonati». Ieri la parziale retromarcia dopo che sui blog, Facebook e siti animalisti era comparsa la sua foto con epiteti di ogni genere, tra i quali il meno insultante era: «questo bel tomo disonora la specie umana». A Olbia i cani randagi sono circa 700, la Lida Olbia è una delle associazioni più attive nell’isola che cerca di «esportare» i cani per farli adottare. Nell’unico canile della città, vicino all’aeroporto, negli ultimi mesi sono stati portati 104 cani. In tutta l’isola i randagi sarebbero oltre 65 mila.
(preso da "La Stampa")